Sabato 30 settembre, e’ stato inaugurato a Tivoli il nuovo percorso di visita all’interno del Santuario di Ercole Vincitore, che permetterà l’apertura del sito al pubblico.
Il restauro del triportico e della parte centrale della via Tecta offrono un percorso permanente in grado di portare il visitatore in un viaggio a ritroso nel tempo.
Il percorso fa comprendere la perfetta sintonia e mimesi con le bellezze del paesaggio circostante – annuncia Andrea Bruciati Direttore dell’istituto Autonomo di Villa Adriana e Villa d’Este – Si capisce la continuità del Santuario con Villa d’Este e con la pianura sottostante. Proprio qui vorremmo ripristinare il vigneto di uva pizzutella di Tivoli, coltivazione che fino agli anni ‘60 dominava la strada che conduceva al santuario».
La spettacolarità del monumento, l’unicità del paesaggio con Villa d’Este, Villa Adriana entrambe Patrimoni Mondiali dell’Umanità UNESCO, e Villa Gregoriana (bene gestito dalla FAI) fanno di Tivoli una perla del patrimonio artistico italiano.
La visita del sito, resa possibile dal meticoloso lavoro con la soprintendenza Archeologica del Lazio e dell’Etruria Meridionale, permette al visitatore di comprendere la vita millenaria della splendida città di Tivoli, e di come essa abbia sempre avuto un ruolo preminente nella storia.
Il Santuario di Ercole vincitore era dedicato al dio protettore dell’antica Tibur, e ricopriva una superficie molto vasta estesa ai piedi della città.
Il complesso monumentale venne edificato nel corso del II secolo a.C., e per le sue imponenti dimensioni (m 141 x 188) i lavori si protrassero per circa un decennio. Originariamente il santuario occupava un’ area di 3.000 mq e si articolava in tre ambienti: un tempio, un teatro ed un’enorme piazza che faceva da area sacra.
Lo scopo principale del progetto era quello di colpire scenograficamente tutti coloro che giungevano a Tivoli da Roma, tanto era il suo splendore e la sua magnificenza.
Il complesso, da subito, assolse alla duplice funzione economica e religiosa, risolta con una sapiente distribuzione e gestione degli spazi nei vari livelli della struttura. Non a caso, presso il tratto coperto della via Tiburtina, la Via Tecta, si aprivano diversi ambienti  destinati alle attività finanziarie e commerciali che quotidianamente vi si tenevano.
L’intera area del santuario, fino ad una cinquantina di anni fa, era occupata dalle Cartiere Tiburtine, stabilimenti industriali che trasformavano paglia e legno in varie qualità di carta grazie alla forza motrice prodotta dalle acque del vicino fiume Aniene.
Fin ad oggi il complesso, non era mai riaperto se non su prenotazione o per gli spettacoli estivi allestiti nel teatro. Finalmente dopo anni di restauri il sito riapre al pubblico tutti i fine settimana, entro il 2018 poi, assicura il direttore Bruciati, già da marzo, il Santuario verrà aperto tutti i giorni, con un biglietto unico per i tre siti e un servizio di navetta che farà la spola anche con la stazione dei treni.

Elisa Sergio

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